martedì 3 Dicembre 2024
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E venne l’anno di Bufalo Ball

Con l’approssimarsi del ritorno alla stagione piena del golf, ho deciso che anni di delusioni richiedevano una svolta esistenziale. Perciò ho cambiato maestro. Ho bussato alla porta di un maestro cinese di vita. Di vita zen

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Anno nuovo, vita nuova. Detta così, è un po’ banale. In realtà, con l’approssimarsi del ritorno
alla stagione piena del golf, ho deciso che anni di delusioni richiedevano una svolta esistenziale. Perciò ho cambiato maestro.

No, un attimo: cerchiamo di capirci. Non era questione di modificare lo swing, nelle mille fasi in cui è maledettamente articolato (che ce n’è sempre una che va a posto e un’altra che va in crisi: bene il take away, male il down swing; bene take away e down swing, male il finish; bene il finish ma sei tornato a muovere la testa nel take away ecc.). Stavolta la questione era più profonda. Si trattava di modificare il mio atteggiamento nei confronti di quella simulazione della vita che è un giro di 18 buche. In breve: non sono passato da un maestro di golf a un altro. Ho bussato alla porta di un maestro cinese di vita. Di vita zen.

L’inizio non è stato dei migliori. Per individuare il mio segno zodiacale cinese, ho dovuto declinare, malvolentieri come da qualche tempo mi capita, la data di nascita completa di anno (funziona così da quelle parti). Scoperta spiacevole: per un solo giorno non sono nato sotto il segno della Tigre. Ora capirete che, per un golfista, il segno della Tigre esercita un certo fascino, dopo che “quella” Tigre ha fatto quello che ha fatto (e speriamo tutti che abbia in serbo ancora qualche cartuccia da sparare). Però, niente da fare: per 24 ore mi ritrovo sotto il segno del Bufalo e, francamente, non è la stessa cosa. Rassegnato, ho chiesto al Maestro, in qualità di Bufalo cosa mi devo aspettare. Spalancando un sorriso radioso, mi ha reso partecipe di quella che lui ritiene una grande fortuna: il 2016, per il calendario cinese, è l’anno della Scimmia. L’ho incautamente interrotto facendogli notare che io la scimmia ce l’ho appollaiata sulle spalle da una quindicina d’anni, da quando cioè ho visto per la prima volta
decollare in campo pratica una pallina dalla faccia di un ferro 7, ma mi ha intimato di tacere.

“Nell’anno della Scimmia – ha detto, un po’ infastidito e in tono sostenuto – il Bufalo deve
aspettarsi molte soddisfazioni ma, attenzione, non le soddisfazioni facili. Si tratta di soddisfazioni che si raggiungono sul campo con fatica e dedizione”. Sul campo con fatica e
dedizione. E sai che novità, ho pensato. Se davvero mi piazzo sul campo (pratica) con fatica e dedizione, per un generoso numero di ore a settimana, magari riesco davvero a purificarmi
dallo slice che mi affligge “ab aeterno”. Però, in tutta onestà, non c’era bisogno di un Grande
Maestro Zen per scoprire che allenandomi di più posso migliorare lo score.

Piuttosto deluso, faccio per alzarmi e salutare, ma il Maestro mi fulmina con lo sguardo:  “Dove va ? Abbiamo appena cominciato. Devo comunicarle che, come Bufalo, lei intratterrà ottimi rapporti col Topo” (ah bè, allora siamo a posto) “e ancora, fondamentale, le devo comunicare l’elemento che si abbina alla Scimmia nella definizione di questo anno che, per noi cinesi, è appena cominciato. Non è il legno” (peccato: avrei bisogno di una protezione celeste per i colpi con i legni da terra) “Non è il ferro” (idem: dal ferro 9 al 5 non ne tengo una dritta) “Non è la terra” (ahi, i bunker !) “Non è l’acqua” (forse è meglio:già ci finisco troppo spesso). “Questo – e la voce del Maestro si è fatta solenne – è l’anno di Scimmia-Fuoco. E deve indurla, in ogni istante, ad approfondire la conoscenza di se stesso.” Basta, avevo sentito già troppo. Fra scimmie, topi e bufali avevo in testa una gran confusione. E poi, conoscere me stesso: grazie, no. Quello che di me ho conosciuto sul campo da golf mi basta e mi avanza. E infatti mai nella mia vita mi sono autoinsultato tanto come da quando gioco a golf.

Praticamente, sono scappato ma già per le scale, messa mano al cellulare, ho telefonato al mio maestro. Di golf, stavolta. Ho prenotato una lezione “ma – ho precisato – da affrontare con fatica e dedizione”: parole che hanno un po’ sconcertato il maestro.

Mi sa che non è del segno del Topo.

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