È la settimana della Ryder Cup, finalmente l’attesa è finita. Due anni fa, a Roma, ci eravamo lasciati con l’Europa in trionfo (16½ – 11½) e gli Stati Uniti frantumati nella sconfitta, fra polemiche varie legate ai soldi, con storie di cappellini non indossati per richiedere riconoscimenti economici, prestazioni deludenti in campo e accuse di inadeguatezza al capitano di allora, Zach Johnson. Oggi, due anni dopo, l’Europa si ripresenta (quasi) con la stessa squadra, mentre gli Usa hanno archiviato le polemiche – ha aiutato molto l’aver ottenuto mezzo milione di dollari a testa per la partecipazione – e scelto un nuovo capitano, Keegan Bradley, che poteva far la storia se avesse deciso di schierarsi in campo, come avrebbe meritato. Giocano in casa e hanno un team pieno di fenomeni, il pronostico sembrerebbe chiuso a loro favore. Però nel golf, si sa, nulla è mai scontato… Ma andiamo con ordine.
Dove si gioca
L’edizione numero 45 della Ryder Cup si gioca a Bethpage Black, campo pubblico a Long Island, nell’area urbana di New York, a una cinquantina di chilometri da Manhattan. L’ultima volta che la Ryder Cup si è disputata nella zona di New York è stato nel 1935 al Ridgewood Country Club nel New Jersey, gli Usa vinsero 9-3 e la sfida era ancora tra americani e britannici, l’ammissione dei giocatori europei era ancora lontanissima, sarebbe avvenuta solo nel 1979. L’ultima, e unica, volta nello stato di New York fu nel 1995 a Oak Hill, a Rochester. Stavolta a imporsi fu l’Europa con il punteggio di 14½ – 13½. Bethpage è famoso per la sua difficoltà, unico campo in cui un cartello avvisa che sono ammessi solo giocatori molto bravi, come succede nelle piste nere di sci, riservate a sciatori esperti. Il campo ha ospitato tre Major. Gli Us Open del 2002 (vinse Tiger Woods) e del 2009 (Lucas Glover) e il Pga Championship 2019 (Brooks Koepka). Il Black Course presenta quasi tutte le caratteristiche che si possono immaginare per rendere difficile un campo: fairway stretti, rough alti, tanti bunker e green piccoli e su più livelli. C’è un solo ostacolo d’acqua, di fronte alla buca 8, un par 3. Si giocherà par70.
Il format di gioco
Le squadre sono composte da 12 giocatori. Si gioca match play. Tre giorni di gara. Si inizia venerdì e si finisce domenica. Nei primi due giorni si disputano quattro incontri a coppie con colpi alternati (foursome) e quattro incontri a quattro palle, con il capitano della squadra di casa che decide quali si giocano al mattino e quali al pomeriggio. Curiosamente Bradley non ha cambiato l’ordine che aveva dato un grande vantaggio all’Europa a Roma due anni fa, decidendo di confermare al mattino i foursome, una formula che storicamente aiuta i giocatori europei che sono più affiatati. Quindi ci sono otto giocatori per parte impegnati al mattino e otto al pomeriggio, la domenica invece tutti in campo per i 12 singoli. In palio 28 punti, vince chi raggiunge i 14½. In caso di parità alla fine della tre giorni di gara la coppa resta al detentore, in questo caso all’Europa.
L’Europa
Il capitano è ancora Luke Donald, confermato dopo aver guidato la squadra alla vittoria in Italia. È il primo a ricoprire questo ruolo per due volte consecutive dopo Bernhard Gallacher, che lo è stato in tre edizioni consecutive nel 1991, 1993 e 1995. Donald spera di diventare il secondo capitano a guidare l’Europa alla vittoria sia in casa che in trasferta, dopo Tony Jacklin che ha ottenuto il doppio successo a Belfry in Inghilterra nel 1985 e poi a Muirfield, Ohio, nel 1987. La squadra è la stessa di Roma, con un solo cambio: Rasmus Hojgaard al posto del gemello Nicolai. Sei i qualificati di diritto: gli inglesi Tommy Fleetwood, Tyrrell Hatton e Justin Rose, il danese Rasmus Hojgaard, lo scozzese Robert MacIntyre e il nostro leader indiscusso, il nordirlandese Rory McIlroy. Donald ha poi chiamato gli altri sei: Ludvig Aberg (Svezia), Matt Fitzpatrick (Inghilterra), Viktor Hovland (Norvegia), Shane Lowry (Irlanda), Jon Rahm (Spagna) e Sepp Straka (Austria). L’unico debuttante è Rasmus che però ha già vissuto l’atmosfera della Ryder perché aveva dato una mano al team già a Roma, guidando il cart dei vicecapitani e portando bibite e panini. Tre proveranno per la prima volta l’emozione di giocare fuori casa: MacIntyre, Aberg e Straka che avevano debuttato nella vittoria romana. Terza partecipazione consecutiva per Hovland e Lowry mentre Fitzpatrick, Fleetwood, Hatton e Rahm staccheranno il quarto gettone. Due i superveterani, Rose (settima presenza) e McIlroy che a New York arriverà a otto. Nella squadra anche due italiani, i fratelli Molinari – Edoardo e Francesco – che sono stati confermati come vice capitani insieme a Thomas Bjorn e José María Olazábal. A loro è stato poi aggiunto Alex Noren.
Gli Usa
Il capitano è Keegan Bradley, che avrebbe potuto fare la storia ma non se l’è sentita di convocare se stesso, anche se i risultati gliel’avrebbero concesso. L’ultimo a ricoprire il doppio ruolo di capitano/giocatore fu Arnold Palmer nel 1963, un’era geologica fa. Bradley avrebbe strameritato la chiamata, qualsiasi altro capitano lo avrebbe fatto giocare senza nessuna esitazione. Ha vinto due tornei negli ultimi 13 mesi, solo Scheffler ha fatto meglio di lui, è all’11° posto nella graduatoria dei punti Ryder ed è l’ottavo statunitense nella classifica mondiale, più in alto di cinque giocatori della sua squadra. Però è vero che il ruolo di capitano porta con sé così tanti compiti che è ormai praticamente impossibile sdoppiarsi. Così questi sono i dodici americani che giocheranno a Bethpage: i sei giocatori qualificati di diritto sono Scottie Scheffler, J.J. Spaun, Xander Schauffele, Harris English, Bryson DeChambeau e Russell Henley. I sei scelti da Bradley sono Justin Thomas, Collin Morikawa, Ben Griffin, Cameron Young, Patrick Cantlay e Sam Burns. Quattro i debuttanti: Spaun, Henley, Griffin e Young, che ha però il vantaggio di conoscere benissimo il campo perché è nato e cresciuto a New York. Il veterano è Justin Thomas che giocherà la sua quarta Ryder.
Il fattore tifo
L’ultima squadra a vincere in trasferta è stata l’Europa nel 2012 a Medinah, un successo che è passato alla storia come un miracolo. Perché il fattore campo è dominante, nelle ultime edizioni la squadra ospitante ha sempre vinto tanto a poco. I golfisti non sono abituati al rumore e a essere disturbati mente giocano, in Ryder invece questo comportamento è diventato sempre più “normale”, soprattutto in America dove i tifosi sono arrivati a insultare anche le mogli e le compagne degli europei. Per abituare i suoi alle avversità, Donald ha fatto allenare e praticare il team ricreando per ciascuno insulti e disturbi di vario tipo, per abituarli alla folla newyorchese. Da venerdì vedremo se ha funzionato.