Quando il Golf era chic. Dirò che ho nostalgia del Golf di trent’anni fa, almeno. Era un’attività ancora elegante. Come si diceva della Cavalleria: un’Arma elegante. Di per sé, forse né la Cavalleria e nemmeno il Golf erano eleganti. Ma erano entrambi vissuti, per così dire, in modo elegante. Perché erano eleganti coloro che davano vita alla Cavalleria e al Golf.
In genere, queste persone non avevano mai fretta. Erano padrone del loro tempo. O ne avevano predisposto la disponibilità in anticipo, in maniera da non doversi mai affrettare oltre misura. O in maniera che l’eventuale loro fretta non recasse disturbo agli altri. E tanto meno un loro ritardo. Mi sembra che, almeno sui campi di Golf, tutti fossero puntuali. Come a teatro, dove tutti, per quello che ricordo, si facevano trovare seduti per bene al momento dovuto. Anche nei palchi.
Vorrei dire che mi dà fastidio il quarto giocatore che si fa attendere, ferma il gioco, perché ha avuto tanto da fare “fino all’ultimo momento”. Magari arriva infilandosi ancora la maglietta, poi cerca in gran fretta il bastone, si accinge al tiro senza la dovuta concentrazione. Non vi dirò l’esito del tiro. Ma lui, visto come gli è andata, con un sorriso ebete domanda: “Mulligan?”. E spera che gli dicano di sì.
GLI INUTILI AMICI. Il Golf ha avuto alcuni finti amici. In genere, certamente inutili. Il primo è stato proprio il signor Mulligan, che era il proprietario di un alberghetto con ‘comodo di Golf’. In Florida. Fu proprio quest’esercente il responsabile di tanto sconquasso. Aveva avuto l’idea di invitare gli amici per l’ora di pranzo, quando la clientela normale lasciava il percorso per andare al ristorante. Mulligan e i suoi amici profittavano della situazione per fare qualche buca. Ma gli amici arrivavano col fiatone e il primo colpo era sempre una miseria. Così si pensò di concedere a tutti un secondo colpo senza penalità. Lo si battezzò col nome del padrone di casa. Fu una perniciosa decisione. Fino a quel momento, il Golf non concedeva seconde chances. Ogni colpo era un colpo.
MIO DIO, CHIAMATE IL DOTTORE! L’altro personaggio del quale non metterebbe conto di menare gran vanto è un medico militare, il maggiore dottor Frank Barney Gordon Stableford, classe 1870. Ho familiarità con i nati in quell’anno lontano. Mia Nonna, bellissima e timorata di Dio, era una di loro. Era appena nata e già Napoleone III era stato fatto prigioniero dai prussiani a Sedan. Si fa la pace, ma i termini del trattato scatenano la Comune in una rivoluzione. Finirà con trentamila condanne a morte. Basta un niente: in Francia per un solo voto prevale l’idea di costituire la terza Repubblica, l’Inghilterra si compera il controllo azionario del Canale di Suez, a Little Big Horn gli indiani fanno a pezzi la cavalleria del generale Custer.
Nel frattempo, mia Nonna è riuscita a malapena a compiere i suoi sette anni, appena in tempo per sentir dire che la Regina Vittoria è stata proclamata Imperatrice delle Indie. In Italia, forse, la vita era più serena. Il Parlamento varava la legge Coppino che imponeva l’istruzione obbligatoria per i bambini dai sei ai nove anni. Mia nonna si sentì una vittima.
GOLFISTA DI GUERRA. Nel frattempo, Frank Stableford non è ancora laureato. Ma diventerà presto medico. Come ufficiale dei Royal Army Medical Corps, dal 1899 al 1902, resta impegnato in Sudafrica nella guerra anglo-boera. Dopo la vittoria inglese, si trattiene per qualche anno a Città del Capo dove, con quel costante bel tempo, impara a giocare a Golf così bene che, al rientro in Gran Bretagna, si ritrova con un handicap di “più uno”. Arriverà alla semifinale del Campionato gallese dilettanti nel 1907.
Molto distinto nel gioco e nei modi, nel 1910 diventa socio del Golf Club di Wallasey. Dopo la pausa dovuta alla guerra 1914-1918 (Maggiore medico in sevizio al fronte), tornò nel suo Circolo di casa e, proprio qui, nel 1931, giocando la seconda buca, ebbe l’illuminazione d’un nuovo conteggio dei colpi che aveva come scopo quello di limitare la frustrazione dei giocatori. Quelli che, col conteggio “medal”, dopo alcune prime buche sfortunate, si dovevano considerare già fuori gara. Dopo una certa perplessità del Comitato, il 16 maggio del 1932, fu disputata la prima gara ‘Stableford’, vinta dai soci F. Lister e Bill Harries, pari merito.
Il successo fu immenso e subito mondiale. Stableford fu eletto membro a vita del Club. Nel 1969 a Wallasey fu indetto il Trofeo ‘Memorial Frank Stableford’, diventato ormai gara importantissima in Gran Bretagna. Il dottore, nel frattempo, si era già congedato dai soci nel 1959. All’età di 89 anni. Era morto.
Che giocasse o no, l’Umanità perse così contatto con il proprio Destino. Quello serio. Infatti, la vita, quella vera, continuò a essere giocata “medal”. Un colpo alla volta, contandoli tutti.