mercoledì 4 Dicembre 2024
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Al diavolo i tre putt

Materializzatosi alle mie spalle chissà quando, chissà da dove c’era uno strano individuo: cappellino nero con visiera rossa e la scritta “Devil’s”, polo rossa, pantaloni neri un po’ antiquati, a zampa larga. Ai piedi, un paio di Mephisto. Mi fece una proposta…

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La maledizione dei tre putt aveva colpito ancora. Così un giro tutto sommato solido nella sua
regolarità era stato sfigurato dagli errori sul green fino all’esecrato virgolone. Sorbita senza
voglia la birretta di circostanza del post-gara, era stato inevitabile rinviare il momento del
ritorno a casa, dove avrei dovuto simulare sorrisi e canzoni per non sciropparmi la coniugale
lezione di vita sull’impossibilità di guastarsi l’umore per una pallina ribelle. Col solito finale al
veleno: “Alla tua veneranda età (è quel veneranda ad assestare l’ultima coltellata del giorno –
n.d.a.) non è possibile rovinarsi le giornate per stupidaggini del genere”.

Un po’ per questo, un po’ per disintossicarmi ero tornato sul putting green per dimostrare a
me stesso che, sì, ero capace di limitarmi a due putt da qualsiasi distanza.

Scavalcato il fastidioso assembramento di quelli che, avendo giocato bene, stazionano per ore davanti alla classifica in attesa di congratulazioni dai passanti, eccomi lì alla ricerca del feeling perduto con il diabolico strumento.

Imbucavo poco anche lì, ma almeno il vibrione dei tre putt sembrava debellato. Di metter
dentro il primo, però, manco a parlarne.

“Fausto,ti piacerebbe imbucarli tutti ?”. Chi aveva parlato? Ricordavo di esser solo sul green di
pratica. Mi sbagliavo. Materializzatosi alle mie spalle chissà quando, chissà da dove c’era uno
strano individuo: cappellino nero con visiera rossa e la scritta “Devil’s”, polo rossa, pantaloni
neri un po’ antiquati, a zampa larga. Ai piedi, un paio di Mephisto. “Non mi chiamo Fausto. E tu chi sei? Un tifoso del Milan ?” ho chiesto, un po’ sconcertato. “In un certo senso, sì. Ma non mi hai risposto, Fausto: ti piacerebbe, ripeto, imbucarli tutti ?”. “Che domanda! A chi non
piacerebbe?”. “Beh, io so come si fa. Vuoi provare?”. Eccone un altro, ho pensato. Un altro
presidente dei consigli, uno che crede di aver capito tutto e fa il professore. E insiste pure a
chiamarmi Fausto. Senza aspettare risposta, mi piazza alle orecchie due auricolari. A volume
insopportabile c’è Mick Jagger che strepita. “Grazie, non amo gli Stones. Ho sempre preferito i Beatles.” Faccio per liberarmi dal frastuono, ma il figuro mi blocca: ”E vorresti imbucare con
qualche nenia tipo Michelle o Yesterday? Ma fammi il piacere. E’ Sympathy for the Devil:
ascolta, concentrati e tira.” Il tono s’era fatto un po’ inquietante. Va beh, lo assecondo e me lo levo da torno. Putt da 7-8 metri: buca. “Prova ancora” mi fa con un ghigno mentre Mick Jagger continua a martellare:

«Se mi incontrate siate cortesi,
abbiate comprensione, e abbiate un po’ di buongusto,
siate educati come vi hanno insegnato
altrimenti disporrò che la vostra anima sia dannata»

Per essere sicuro di sbagliare e farla finita, mi piazzo a una decina di metri in discesa. Centro
buca. “Diavolo!”. “Eh, già: diavolo – fa il figuro – ci credi adesso? Mi vuoi come coach?” “E che faccio, vado in campo con Mick Jagger negli orecchi? E’ vietato, no?”. “Lo so che è vietato, ma questa è solo una dimostrazione. Tu fai un patto con me e ti garantisco che diventerai scratch in un paio di mesi. E non risalirai più. Farai score da favola. E soprattutto, mai più tre putt: te lo garantisco”. ”E tu quanto vuoi?”. “Poco. Solo la tua anima. Tanto, sei convinto di non avercela se è vero che te la fai sotto ogni volta che devi puttare, specie da vicino, quando non si può sbagliare. Allora, ti va l’affare?”. Stavo per rispondere sì, come la sventurata Monaca di Monza, quando ho sentito qualcuno scuotermi forte le spalle. Smarrito, ho visto su di me il viso angosciato di mia moglie: “Stai delirando, urli, parli di anima. Svegliati. Vuoi un po’d’acqua? Deve essere un incubo !” Sì, un incubo. Mica tanto, però. Forse era un sogno.

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