mercoledì 16 Luglio 2025
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Il piccolo simbolo di un grande primato

Storia, miti e aneddoti sulla Claret Jug

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Storia, miti e aneddoti sulla Claret Jug

In molte discipline, compreso il golf, sembra che le dimensioni del trofeo debbano essere direttamente proporzionali alla rilevanza della competizione.

Gli appassionati del nostro sport ricorderanno certamente le due enormi e pesanti coppe – definirle così è forse riduttivo – assegnate al termine della Race to Dubai al vincitore della stagione e al campione dell’ultimo torneo del Dp World Tour.

Roba da non riuscire nemmeno ad alzarle e a tenerle ben in vista durante la premiazione e le seguenti foto di rito.

La mania degli enormi trofei, invero un po’ kitsch, è declinata di volta in volta in coppe d’argento, creazioni in metalli vari, cristallo o addirittura, come accade al Farmers Insurance del PGA Tour, in grossi polli di legno.

Lo stile e l’eleganza, come è noto, non si comprano al proshop.

Ed è per questo che all’Open Championship, il torneo di golf più famoso e celebrato del mondo eguagliato solo dal Masters, il premio consegnato al vincitore è, in perfetto “british understatement”, una piccola brocca d’argento.

La Claret Jug è ambita, desiderata, agognata come un collier di Tiffany per una bella signora o una Ferrari Portofino per un rampante manager.

I campionissimi del golf che l’hanno potuta alzare l’hanno ammirata con un velo di commozione, salvo di li a poco riempirla di birra, whisky e altri improbabili alcolici.

Nonostante ciò, il mito di questo misurato e parco trofeo non accenna a spegnersi.

Nato nel 1860 al Prestwick Club, nell’Ayrshire scozzese a sudovest di Glasgow, diventato Open, cioè aperto ai professionisti l’anno seguente, il torneo proseguì sino al 1871 quanto gli organizzatori si trovarono senza un premio da assegnare.

Il campione in carica Tom Morris Jr. si era tenuto la Challenge Belt, una cintura in pelle del Marocco con fibbia in argento, dopo aver vinto il campionato per tre anni di fila. Niente trofeo niente torneo.

Gli organizzatori decisero quindi di non disputare quell’edizione.

L’anno successivo, era il 1872, si decise che oltre alla sede di Prestwick il torneo si sarebbe disputato anche sui campi di St. Andrews e di Musselburgh, all’epoca sede del Honourable Company of Edinburgh Golfers.

I tre circoli misero sul tavolo ognuno 10 sterline e commissionarono alla Mackay Cunningham & Company di Edimburgo il nuovo simbolo del primato: una brocca in argento sterling alta 52 cm e un diametro massimo di 14 cm.

La scelta di assegnare un decanter per il vino come simbolo unico della supremazia nel mondo del golf, deriva dal costume dell’alta borghesia dell’epoca di bere vino rosso secco, noto come claret – si potrebbe dire il nostro Chiaretto – considerato come premio più appropriato nelle gare sportive o nelle scommesse ad esse legate.

A vincere fu ancora Tom Morris Jr. che però non alzò, nè riempì di vino la brocca che non fu terminata per tempo.

Il primo a conquistare la vera Claret Jug fu Tom Kidd a St.Andrews nel 1873.

Ventotto giocatori diversi hanno vinto la Claret Jug originale in qualità di campioni di golf. Tra loro Harry Vardon, vincitore di sei edizioni.

Passarono più di 50 anni per arrivare al 1926 quando l’americano Bobby Jones vinse il suo secondo titolo. L’anno successivo il Royal & Ancient Golf Club di St. Andrews decise di far realizzare una replica della coppa.

Si riteneva che l’originale fosse troppo prezioso per essere sbandierato in giro per il mondo e, addirittura, attraversare più volte l’Atlantico viste le vittorie in serie di Jones e negli anni seguenti di molti altri golfisti statunitensi come Walter Hagen, Jock Hutchison e Jim Barnes.

La R&A era allarmata dalla poca cura che i campioni USA dimostravano nel possesso dei trofei conquistati.

Nel 1925 l’Havemayer Trophy, vinto da Jones, andò perso in un incendio.

L’anno successivo Walter Hagen smarrì il Wanamaker Trophy, conquistato al PGA Championship, in un taxi a New York.

Ecco allora arrivare la replica della Claret Jug, consegnata da Edoardo, Principe di Galles a Hagen nel ‘28 al Royal St. George’s.
Da allora sono state create altre tre repliche “ufficiali”. La prima Claret Jug è custodita ed esposta nella sala principale della club house di St.Andrews, insieme al trofeo del British Amateur e alla Championship Belt.

Gli aneddoti e le curiosità sulla coppa sono innumerevoli. Nel 1987 dopo aver vinto il suo primo Open Championship, Nick Faldo dovette immediatamente restituirla al R&A perché il precedente detentore, Greg Norman, l’aveva riportata dall’Australia con diverse ammaccature.
Holly, la figlia di Tom Lehman vincitore nel 1996, la usò per giocare alle bambole e la piegò di 45° costringendo il padre a farla riparare da un argentiere.

Per tornare negli USA John Daly, subito dopo la vittoria a St. Andrews nel 1995, nel famoso playoff ai danni di Costantino Rocca, attraversato il Tay Bridge fino a Dundee festeggiò con tanto di Claret Jug in un McDonald’s.

Nel 2004 Todd Hamilton la utilizzò come contenitore per la birra a McKinney in Texas, in un ristorante della catena Hooters, gustando delle ali di pollo fritte.

“Credo che nessuno lì dentro sapesse cosa fosse – raccontò Hamilton – probabilmente pensavano fosse un trofeo della NASCAR”.

Un solo giocatore ha vinto la Claret Jug originale e se la è portata a casa. Si tratta di Tom Watson che ricevette l’autentica coppa nel 1982 a Royal Troon, non si bene per quale motivo, e la portò negli States senza accorgersi di trasportare un pezzo rilevante della storia del golf.

La coppa fu danneggiata da Watson che la fece cadere colpendola con un ferro 6 mentre si allenava nel suo ufficio a Kansas City. La riparò da solo mettendola in una morsa. Nessuno si accorse di nulla.

Ogni anno il vincitore riceve una replica della Claret Jug che deve poi restituire l’anno seguente prima del torneo.

“È il trofeo più bello che il nostro sport possa offrire – ha raccontato Jordan Spieth, campione Open del 2017 – doverlo restituire è stato sicuramente difficile”.

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Maurizio Trezzi
Maurizio Trezzi
Giornalista professionista, classe 1966 con una laurea in Fisica e, oggi, docente di Comunicazione in IULM e consulente di comunicazione. Commento il golf su Eurosport dove lavoro da 30 anni con all'attivo 7 Olimpiadi e svariate edizioni di Campionati del Mondo di atletica, basket e hockey su ghiaccio. Amo scrivere di golf, viaggi, luoghi, vino e soprattutto di rum e distillati.
Associati a AIGG

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